“Con l’euro lavoreremo un giorno in meno
e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più”.
Questa frase fu pronunciata nel 1999 da Romano Prodi ex dipendente (come del resto i due “super Mario” Draghi e Monti) della Goldman Sachs. La realtà è, invece, ben diversa dato che i suicidi di piccoli imprenditori e di disoccupati sono quotidiani. Con l’euro abbiamo delegato la nostra sovranità monetaria e popolare ad una cupola di banchieri che senza alcun mandato elettorale governano attraverso un organo sovranazionale come la BCE il cui board addirittura gode di immunità giuridica. E’ la fine della democrazia quella parola che, ironia della sorte, deriva dal greco (Kratos, potere – demos, popolo).
Uno scenario più calzante alla realtà, rispetto a quella promessa dal falso profeta Prodi, è data un altro economista, Éric Toissent che ha sostenuto che
“Con l’euro è stato come mettere su di un ring un peso massimo come l’ex campione del mondo Cassius Clay contro un dilettante peso piuma”.
E’ evidente che quest’incontro, se ci fosse stato un arbitro, sarebbe già stato fermato ma finché non tutti i Paesi dell’area mediterranea verranno messi KO non ci sarà alcun gong. Ai Paesi di peso inferiore legati a un cambio fisso con una moneta forte non potendo svalutare è vietata come unica alternativa persino quella di gettare la spugna dato che è un’opzione vietata dai trattati. Un’inquietante regola simile a quella usata nei clan mafiosi. Ma cosa è successo con l’introduzione dell’euro? L’euro volendo semplificare è una media di tutte le monete dei paesi aderenti così coloro che possedevano un’economia debole si sono costrette a rapportarsi con l’euro che è una moneta forte. In altre parole, lasciando la loro moneta nazionale e aderendo a quella comunitaria si sono venuti a trovare con una valuta rivalutata. Questo ha fatto crollare le esportazioni e aumentato le importazioni. Viceversa i Paesi come la Germania con un’economia forte lasciando il marco e passando all’euro ha goduto di una moneta svalutata, più debole e quindi questo ha avvantaggiato le esportazioni (vedi armamenti) proprio verso quei Paesi dell’area del mediterraneo che hanno perso in competitività industriale e di conseguenza occupazione. I cosiddetti Piigs per acquistare l’offerta produttiva tedesca hanno dovuto indebitarsi proprio con quelle banche del Nord. Quindi, come previsto dalla dottrina economica, i Paesi deboli sono diventati debitori e importatori mentre quelli forti creditori ed esportatori. L’indebitamento ha permesso la chiusura del cerchio garantendo ai gruppi industriali del Nord di acquistare a prezzo di saldi aziende dell’area del mediterraneo.
L’euro non è l’Europa che è un continente e tanto meno è quel sentimento di unione fra popoli tanto sbandierato, l’euro è solo una valuta comune che è stata adottata di fretta e furia per il timore della riunificazione tedesca. Mitterand dichiarò:
“Meglio una Germania europea che un’Europa dominata dalla Germania”.
L’antitesi di quello che è successo. Per costruire un’Europa non delle banche speculative ma dei popoli dove si possa riacquistare sovranità monetaria e liberarci da cappi soffocanti come il Fiscal compact che mai potrebbe garantirci un respiro economico, dobbiamo il prima possibile uscire da questa trappola valutaria che ha diviso il vecchio continente in maiali e carnefici. Il resto sono chiacchiere.
Gianluca Ferrara