Il 25 aprile spiegato ai bambini: prendetevi 5 minuti.
Video realizzato dagli attivisti di Vicopisano. Grazie.
“C’era una volta un piccolo regno di nome Italia, in cui le persone vivevano in dignitosa povertà. Un giorno, qualcuno decise di essere più bravo e forte di tutti, autoproclamandosi Duce, cioè condottiero e convinse anche le persone del paese, che dovevano essere d’accordo con lui. In realtà non tutti lo erano, ma vuoi un po’ perché sottovalutarono la sua arroganza, vuoi un po’ perché avevano altro da fare, lasciarono che le decisioni importanti fossero prese da un gruppo di esaltati chi si chiamarono fascisti.
Non serve un dottore per capire che se uno ha un sintomo di una malattia, deve curarsi invece di aspettare un decorso naturale, perché la malattia potrebbe anche ucciderti o lasciarti offeso. Ma gli abitanti del piccolo regno, poiché la loro ingenuità faceva si di credere che potevano avere dei vantaggi a fare i favori a qualche megalomane, lasciarono che i fascisti imponessero le loro regole: la scuola, la religione, il lavoro, le vacanze, lo sport, il cibo e tutto quanto dovevano essere come dicevano loro. E chi non era d’accordo veniva picchiato e arrestato. Anche gli abitanti del piccolo regno che pensavano non fosse giusto, pur di mantenere i loro privilegi e non subire violenza, preferivano assecondare questo modo di fare anche quando dall’alto fu presa la decisione di andare in guerra, ad uccidere e farsi ammazzare solo per il tornaconto dei fascisti e del loro capo.
Ma per fortuna, alcuni abitanti interessati più al bene di tutti che al loro vantaggio personale, decisero di mettersi dalla parte dei cittadini e si chiamarono tra loro Partigiani. Organizzandosi con i soli mezzi a disposizione quali l’onestà e la volontà di vivere in un paese libero e non oppresso da nessuno, sacrificarono la loro vita e la loro giovinezza per tutti noi. Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, cioè gli altri paesi che avevano subito danni e distruzione da parte dei fascisti e il loro duce, misero fine al tragico periodo di morti e rovine dando così il via al processo di liberazione dell’Italia dall’oppressione fascista.
Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, il piccolo regno si trasformò in una piccola Repubblica da cui è nacque la sua legge fondamentale che è la Costituzione Italiana. E vissero tutti felici e contenti!
Purtroppo cari bambini, questa storia non è finita e non finirà mai, infatti tocca a voi migliorarla e raccontarla anche ai vostri amici, ai fratelli e sorelle e un giorno ai vostri figli e nipoti perché dovete sapere che la storia è sempre destinata a ripersi infatti i 50 milioni di fascisti, dopo la liberazione non scomparirono, ma si autoproclamarono antifascisti e democristiani continuando ad avere tornaconti personali rubando alla povera gente della piccola Repubblica, avvelenandola, depredandola e approfittandosi del lavoro dei cittadini, fino a che ancora altri cittadini decisero di essere dei nuovi partigiani, organizzandosi con i soli mezzi a disposizione quali l’onestà e la volontà di vivere in un paese libero e non oppresso da nessuno. Fu così che i 50 milioni di democristiani diventarono oggi antidemocristiani. Pur restando fascisti, pur restando democristiani.
E oggi, quando in questo giorno del 25 aprile si festeggiano i primi Partigiani, quelli che hanno dato la vita per la nostra libertà, non dobbiamo solo vedere le bandiere rosse o i pugni alzati ed ascoltare le belle canzoni, ma guardare negli occhi chi tiene quella bandiera, chi alza quel pugno e chi canta quella canzone perché è molto probabile che riconosciate persone che nella piccola Repubblica sostengono gli attuali organi di potere che tolgono i diritti ai lavoratori, che tolgono le scuole ai bimbi come voi, che tolgono la salute ai cittadini, che inquinano l’ambiente con il cemento e gli inceneritori, che considerano normale decidere del futuro di tutti senza nemmeno sentire che cosa avete da dire, che giustificano i ladri e i corruttori tanto da riscriverci insieme la nostra legge fondamentale che è la Costituzione Italiana, nata dalle tragiche vicende concluse il 25 aprile 1945.
Nella piccola Repubblica, se non vogliamo più essere oppressi da pochi potenti, dobbiamo poter decidere, partecipare e scegliere chi ci deve rappresentare, ma solo per brevi periodi, perché amministrare dovrà essere compito di tutte le persone, voi compresi come in un’unica grande famiglia. Ma per fare questo dobbiamo essere Partigiani e stare dalla parte dell’onestà, della trasparenza e della libertà, anche se questo vuol dire lottare, non scendere a compromessi con chi sostiene questo tipo di società e rimetterci del nostro.
Solo questi cittadini della piccola Repubblica, potranno definirsi Partigiani e avranno la dignità per poter alzare il pugno, la bandiera rossa e cantare le canzoni partigiane per ricordare con autentico onore chi è morto per la libertà di tutti noi.
Buon 25 Aprile a tutti i bimbi.”
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Ora proviamo a spiegarlo ai grandi….
“La vicenda della legge elettorale sta andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale che ha gli stessi difetti di incostituzionalità. Per di più questa è opera di un solo partito che, grazie al premio di maggioranza ed ai cambi di casacca, ha trasformato il suo 25% in una probabile maggioranza di seggi, che non si capisce chi rappresentino, anche perché una parte importante dei deputati di quello stesso partito è contraria e gli elettori avevano votato per quelli che oggi sono in minoranza.
Già questo è un quadro di totale anomalia, che segnala la degenerazione autoritaria delle nostre istituzioni.
Per di più, lo spirito della Costituzione (art. 72) vorrebbe che le leggi elettorali fossero terreno di prevalente –se non esclusiva- competenza parlamentare e non governativa, ed il costume costante, nella storia repubblicana, è stato sempre di lasciare la massima autonomia ai gruppi parlamentari sul tema. E si suppone che, in una materia tanto delicata, sia auspicabile lasciare ai parlamentari massima libertà di voto.
Ora siamo al punto che, non solo il disegno di legge è stato avanzato in prima persona dal governo, ma il Presidente del Consiglio, nella sua doppia veste di segretario del partito di maggioranza, ha imposto forzosamente un iter legislativo senza precedenti, giungendo a rimuovere e sostituire ben 10 rappresentanti del suo partito in Commissione Affari Costituzionali. E, per di più si minaccia il ricorso al voto di fiducia per costringere i dissidenti ad uniformarsi e si chiede di impedire il voto finale segreto.
Sul voto di fiducia, che rimarca una volta di più l’invasione di campo del governo ai danni del Parlamento, conviene spendere qualche parola di più. Si invoca il precedente del 1953, quando De Gasperi pose la fiducia per accelerare l’approvazione della “Legge-truffa”. Si dimentica, però, che il presupposto di quella richiesta, esplicitamente richiamato nel discorso di De Gasperi, era la necessità ed urgenza, perché le elezioni si sarebbero svolte in giugno e, a gennaio, c’era un serrato ostruzionismo delle opposizioni e non si era ancora concluso l’iter nel primo ramo del Parlamento. Ma, nel nostro caso, le elezioni dovrebbero aver luogo fra tre anni: quale è l’urgenza?
Quanto al voto segreto, l’articolo 49 della Camera prevede esplicitamente la possibilità di ricorrere al voto segreto qualora ne faccia richiesta il numero prescritto di deputati. Per cui, non si vede come possa essere evitato, anche in presenza di Presidenti delle Assemblee di cui ci è noto lo spirito di parte.
L’insieme di queste considerazioni rende assolutamente chiara la scorrettezza procedurale con cui si sta giungendo a riformulare una delle leggi fondamentali dell’ordinamento. Che un singolo partito (al massimo, ma non è sicuro, accompagnato da qualche residuo di partiti ormai quasi disciolti) pretenda di imporre una legge elettorale contro la volontà tutti gli altri (compreso il partito alleato nelle precedenti elezioni politiche) è di per sé una violazione dello spirito della Costituzione, per il quale la legge elettorale deve essere legge di condivisione, come sempre quando si tratta di fissare le regole del gioco. Ci sono due precedenti di maggioranze di governo che hanno imposto la loro volontà in materia elettorale: la legge truffa del 1953 e la legge Acerbo del 1924. Nel primo caso, va detto che la maggioranza era composta da quattro partiti e la legge prevedeva che la coalizione vincente avesse il 50% più un voto per ottenere il premio. E, comunque, l’elettorato non gradì, il premio non scattò e si tornò ad una legge elettorale condivisa. Quanto alla legge Acerbo… non abbiamo bisogno di fare commenti sulla sua natura e supponiamo (speriamo..) che nessuno voglia richiamarsi a quel precedente.
La situazione, pertanto, è di gravità senza precedenti e si impone un intervento del Presidente della Repubblica, nella sua veste di garante della Costituzione.
Forse sarebbe opportuno che le opposizioni sollecitassero con una lettera comune questo intervento.
Se esso dovesse mancare, se nonostante tutto, l’Italicum dovesse essere approvato grazie a queste bravate e non trovare alcun argine istituzionale, alle opposizioni non resterebbe che meditare sull’opportunità di un Aventino generalizzato, abbandonando tanto i lavori di commissione quanto quelli di aula, sino a quando il Capo dello Stato, constatata la situazione, non sciolga le Camere, indicendo nuove elezioni, ma previa pronuncia della Corte Costituzionale sulla ammissibilità di questa legge.
Di fascismo ne abbiamo avuto già uno e ci basta.”
Aldo Giannuli
fonte: beppegrillo.it