Mentre ascoltavo la radio, l’ultimo di Max Pezzali, “niente di grave”, mi ha catapultato nella mia fanciullezza e a quand’ero piccolo, e a quando il mio mondo era il luogo che mi ha dato i natali, Ponsacco.
Di colpo il ricordo di come percepissi enormi gli spazi di dove mi trovavo e quanto fossero suggestivi.
Uno in particolare era piazza della Repubblica che ai miei occhi appariva meravigliosa, fascino che non ha mai perso, nonostante gli “unici” due cambiamenti estetici, il chiosco dei fratelli Venagli e la fontana. Per il resto tutto è rimasto tale e quale da 40 anni.
Meglio così.
Meglio nascosto che mal conservato, come dicono gli archeologi.
La fontana dei pesci rossi, con le canne indiane era la mia calamita. Bastava svincolarsi tra i ferri battuti che la proteggevano ed eri davanti alla beata visione degli animali colorati che vivevano in acqua.
Poi da lì, a poco a poco, lo sguardo si allargava tutt’intorno e ti rendevi conto che trovavi immerso nel tuo regno.
Un obelisco con le lettere di ottone, aimé scomparse, sormontato da un Angelo immobile che vegliava su di te e sui tuoi concittadini. Meraviglioso.
Da non stancarsi mai di guardarli, nel dubbio amletico di come l’angelo potesse stare eternamente in equilibrio precario.
Tutt’intorno una corona di alberi, severamente potati e curati e, dietro di loro, le imposte tenute discretamente abbassate dei meravigliosi palazzi che non hanno mai smesso di vigilare sui passanti e di vegliare su questa piazza…
Un ricordo durato il tempo di una canzone. Ricordo affettuoso ma comunque dovuto alla mia città e ai suoi abitanti di ogni tempo e luogo, perché ogni età presente mai dimentichi che ha un debito di riconoscenza per la storia patria e non smetta mai di difenderla, così come si faremmmo con un bambino.