Negoziati segreti, un attacco alla democrazia
Nel giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti Obama e il Presidente della Commissione europea Barroso hanno lanciato ufficialmente i negoziati su un Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (TTIP), definito altrimenti Accordo di libero scambio transatlantico (TAFTA). Un aspetto cruciale di questi negoziati è la loro segretezza: i testi sui quali si discute e ci si confronta non sono accessibili che ai team tecnici che se ne occupano e, per parte politica, il Governo Usa e la Commissione Ue. Nemmeno i Parlamenti e i Governi degli Stati membri sono obbligatoriamente coinvolti e a conoscenza dell’andamento delle trattative. In teoria, per parte europea, dopo la riforma del Trattato di Lisbona il Parlamento europeo avrà diritto a un solo voto finale, prendere o lasciare, ma non di emendamento.
Problemi: il Commissario UE al Commercio Karel de Gucht, si è lasciato andare ad affermazioni grossolanamente esagerate sui benefici economici del TTIP. Uno studio finanziato
dalla industrie promette un aumento dell’1% del PIL e la creazione di “centinaia di migliaia di posti di lavoro”. In una sua Valutazione dell’impatto del TTIP, la Commissione Europea, arriva invece alla conclusione che un tasso di crescita dello 0,1% sarebbe più realistico. Ciò corrisponderebbe ad un tasso di crescita del PIL dello 0,1% su unarco di dieci anni, che gli economisti hanno già liquidato come “insignificante” .
Eppure, il rischio socio-economico e ambientale connesso a vantaggi economici insignificanti, potrebbe essere catastrofico. L’inasprirsi della concorrenza e la liberalizzazione del commercio tra USA e UE potrebbero innescare ristrutturazioni economiche e la perdita di posti di lavoro. Una più accesa competizione tra settori USA e UE può accrescere ancora il divario tra il centro e la periferia in Europa, visto che i principali interessi nell’offensiva per l’esportazione risiedono proprio in quei settori nei quali la periferia dell’Europa ha interessi da difendere, come l’agricoltura, la qualità del cibo, la sicurezza dei prodotti di più largo consumo, ma anche i nostri dati personali.
STOP TTIP perché: Il TTIP si propone anche di ridurre ulteriormente le possibilità d’intervento legislativo nel caso in cui un certo tipo di investimento venga incluso nei negoziati così
come attualmente proposti. Se, come sembra probabile, un tema del genere inserito nel TTIP comprendesse un meccanismo di composizione delle controversie a tutela dell’accordo sottoscritto e sovraordinato ad ogni tribunale e sistema normativo nazionale, gli investitori stranieri potranno citare i governi davanti a tribunali internazionali e chiedere i danni per politiche ritenute potenzialmente dannose per i profitti (presunti, presenti e futuri) delle imprese..
La proposta: Per contrastare tutto ciò diventa di vitale importanza far crescere nei prossimi mesi l’opposizione dell’opinione pubblica e mandare un chiaro messaggio alle istituzioni perché rivedano il loro sostegno al TTIP. Di fronte a paralizzanti politiche di austerità, i governanti europei devono accettare l’idea che non esiste la soluzione miracolosa dell’attuale crisi finanziaria. L’Unione Europea deve invece cominciare a sviluppare, insieme alle parti sociali un programma di politica economica basato sulla cooperazione e non sulla competizione, che ponga le persone e il pianeta in primo piano.